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la città delle scale

14 ottobre 2009

E così eccomi sistemata nella città delle scale. E degli ascensori. E delle salite, cela va sans dire.

Un altro trasloco, meno melodrammatico dell’ultimo, devo ammettere, una nuova città. Una nuova vita.

Ma certo come inizio…

arrivo nella città delle scale (ascensori ecc). Alle sei di mattina, una notte in pullman. Che bei momenti. Mi sistemo su una panca della stazione, in attesa che si facciano le dieci e mezza. Alle undici ho appuntamento per prendere le chiavi della nuova casa. Eh si, organizzazione impeccabile, mi danno un’altissima formazione e mi trovano pure la casa. Accidenti.

Però poi

Alle dieci e venti squilla il telefono. Oddio, chi sarà mai? Anonimo…penso il fidanzato (ma che non si dica in giro) voglia farmi un salutino mattutino nella nuova città. Macché. Invece è un giovane uomo, ben più giovane del fidanzato (ma che non si dica), e con uno spiccato accento della città delle scale (ascensori blablabla). C’è stato un imprevisto, spostiamo l’appuntamento in una grande piazza. Vabbe’, sono cose che capitano. Incontro le mie coinquiline, arriva il giovane uomo e…la casa non c’è più! Puf! Andata! Sparita! Affittata a qualcuno altro. Ma non mi avevano messo una fretta frettolosissima perché confermassi il minuto prima che mi chiamassero?

E così passiamo la prima mattinata dell’altissima formazione a guardare improbabili stanze in affitto, facendo su e giù per la città delle scale (…). Il pomeriggio iniziamo pure l’altissima formazione. Senzatetto ma istruite, eh. In un battibaleno siamo diventate i casi umani della classe. Tutti che ci vogliono adottare come trovatelli. O cuccioli, non so.

Alla fine finiamo all’ostello per la gioventù (sic!). In cima alla città delle scale. A questa veneranda età, poi.

Bene, ho capito perché non ho mai girato il mondo zaino in spalla dormendo dove capitava. Non sono tipo da ostello. Da B&B magari si. Da albergo semipulcioso, forse. Da capanna, anche. Da minimonolocale di otto metri quadri, pure. Ma da ostello no. Proprio no. Ognuno ha i suoi limiti.

E così proseguiamo l’altissima formazione conducendo una tripla vita: studiose metà giornata, giratrici di stanze in affitto l’altra metà, ostellanti di notte.

Ma alla fine abbiamo trovato un tetto. E pure un letto. Singolo. Senza nessuno al piano di sotto che si agita tutta la notte (ebbene si, camerata da otto letti e pure al piano di sopra del castello, che bei momenti).

E finalmente rieccomi qua a scrivere. Fingendo di appassionarmi all’altissima formazione, che, a dire la verità, nonostante il titolo altisonante non mi pare sappia essa-stessa-altissima-formazione dove voglia andare a parare.

Per intanto però ho qualcosa da fare per un anno o quasi.

Per intanto però ho pure di nuovo rimandato il viaggio dal fidanzato (…).

Per intanto però posso ricominciare a fare progetti, e non mi pare poco.

Per intanto però mi sono persa una marea di commenti sul nostro adorato presidente, ma almeno non sputtano l’Italia.

Oddio, mi sa che sto ricominciando…

Meno male, va.